Federico Ruffo è andato in giro per l'Italia alla ricerca di quanti, mettendoci la faccia o nascondendosi dietro finti profili, rivendicano una sorta di ruolo di giustiziere della società. L'elenco è estremamente variegato: il disoccupato sessantenne che odia visceralmente le istituzioni laiche e religiose; il nonno amorevole che sul web diventa omofobo e razzista; lo studente timido dalla doppia personalità; l'estetista hater che ha letteralmente sbancato con il suo populismo anticasta. E infine il gruppo razzista, al centro di diverse denunce e inchieste. La pagina è stata chiusa sette volte e sempre riaperta, ogni volta con un profilo diverso. Un'occasione per cercare di capire, con l'aiuto di specialisti del settore, il meccanismo per cui i social non sono in grado di arginare in alcun modo gli haters.
Federico Ruffo è andato in giro per l'Italia alla ricerca di quanti, mettendoci la faccia o nascondendosi dietro finti profili, rivendicano una sorta di ruolo di giustiziere della società. L'elenco è estremamente variegato: il disoccupato sessantenne che odia visceralmente le istituzioni laiche e religiose; il nonno amorevole che sul web diventa omofobo e razzista; lo studente timido dalla doppia personalità; l'estetista hater che ha letteralmente sbancato con il suo populismo anticasta. E infine il gruppo razzista, al centro di diverse denunce e inchieste. La pagina è stata chiusa sette volte e sempre riaperta, ogni volta con un profilo diverso. Un'occasione per cercare di capire, con l'aiuto di specialisti del settore, il meccanismo per cui i social non sono in grado di arginare in alcun modo gli haters.