Per anni abbiamo guardato uno show in cui persone con obesità venivano spinte a vomitare durante gli allenamenti, umiliate davanti a una bilancia, urlate addosso da allenatori che sembravano usciti da un campo di addestramento militare… e lo chiamavamo motivazione. Lo chiamavamo trasformazione. Lo chiamavamo televisione educativa. In realtà era intrattenimento costruito sulla sofferenza altrui. The Biggest Loser è stato uno dei reality più popolari degli anni 2000, e anche uno dei più tossici. Non solo per quello che faceva ai concorrenti, ma per quello che ci insegnava: che il grasso è colpa, che dimagrire è l’unico modo per avere valore, che se non ce la fai, è perché sei pigro. Oggi rivedere quello show fa impressione. Ma forse proprio per questo è il momento giusto per parlarne. Perché ci sono programmi che vanno giudicati anche dopo la loro messa in onda. E The Biggest Loser è uno di quelli.